POTENTE, STORIA DI UNA GIOVENTù PREZIOSA imagePOTENTE, STORIA DI UNA GIOVENTù PREZIOSA image
Una ballata popolare, una corsa nel tempo, un canto. Ci sono personaggi che diventano più veri se la loro esistenza è bagnata dal mito, è portata nell'aria dalla forza della poesia, da quella più alta a quella immensa e fortissima del racconto popolare, delle storie del canto del fuoco, i vecchi che raccontano, i ragazzi che ascoltano con il viso arrossato dai riflessi della fiamma del focolare.
 Questo è “Potente”. Una canzone che si fischietta passeggiando in riva all’arno, tra gli alberi delle Cascine, e insieme un urlo, il grido del dolore lancinante di tutta una città, il sangue sulla camicia “due volte rossa”, il boato della granata assassina che prese Aligi-Potente portandoselo via alla vigilia di quella impresa titanica che fu la liberazione della sua Firenze da parte delle sue brigate partigiane, prima città a liberarsi da sola e proprio grazie a lui, al suo esempio, alla certezza della volontà di essere liberi, nonostante l’orrore, la dittatura, la guerra.
Nessun indugio, nessun ripensamento, davanti a “Potente”, nessuna sensazione di non necessità, di mancanza di urgenza nel voler raccontare questa storia, anzi la certezza che la sua necessaria e urgente contemporaneità è assoluta e perentoria proprio oggi, proprio ora, proprio qui, e non lo sarà di meno domani, non lo sarà in maniera minore in un altro contesto, in un’altra città. Ma è di qui che partiamo, e non è poco importante; il qui che ha visto il suo sangue, il suo sacrificio: il “bel Santo Spirito”, la piazza liberata, e Firenze, la sua, la nostra città che non può scordare la sua gente di allora e può, deve alimentare il mito di una resistenza all’oppressione e alla barbarie che sola può aiutarci nella nostra volontà di quotidiano lottare.
In scena un'attrice, un attore, una fisarmonica e chi la sa suonare, e le parole di Daniele Lamuraglia insieme alle canzoni di quei difficili anni e i rumori e i suoni del mondo, il lavoro che batte martelli sulle incudini, la martinella della Torre di Arnolfo, lo scorrere dell’Arno, i passi sul selciato delle strade che si confondono con il battere degli zoccoli dei cavalli, il rotolare delle ruote dei carri e dei barrocci, le rare auto, e i mezzi cingolati che sferragliano, e poi il vento, gli uccelli, e il cannone.

Scritto da: Daniele Lamuraglia
Con: Gila Manetti e Mauro Monni
Alla fisarmonica: Emiliano Benassai
Regia: Massimo Salvianti
Aiuto regia: Gila Manetti
Registrazione opera SIAE: 840822A